Bubba

Santimento è un paese ad una ventina di chilometri da Piacenza, verso Voghera, ed è qui che, alla fine del 1800, nasce la ditta individuale “Pietro Bubba fu Domenico”, per esercitare la trebbiatura per conto di terzi. In seguito, comincia a riparare e a costruire piccoli attrezzi sino a quando, nel 1896, realizza una sgusciatrice per semi minuti, che rappresenta storicamente la prima macchina agricola Bubba.

Nel corso degli anni la ditta si sviluppa nel campo delle trebbie e delle presse sino a raggiungere, all’inizio degli anni Venti, una posizione paritaria con i concorrenti del settore che sono la Breda, La Orsi e la Casali. Per quanto riguarda i trattori, l’ingresso avviene gradualmente partendo dal recupero di veicoli impiegati nella Aratura di Stato negli anni dal 1917 al 1919, che vengono ceduti ai privati ad un prezzo agevolato. Usati senza tante attenzioni da un corpo di militari “non idonei al combattimento”, questi veicoli mostrano il loro punto debole nel motore a ciclo Otto il quale, per mancanza di una accurata gestione, si dimostra poco affidabile.

La Bubba afferra quest’opportunità per offrire agli agricoltori motori semplici, all’altezza delle loro capacità d’uso e di gestione. Costruisce un motore testacalda e lo piazza al posto del vecchio a ciclo Otto: nascono i modelli UTC3 e UTC4 (1924). L’innesto funziona e la cosa ha successo al punto che, una volta finite le possibilità di avere i carri americani a buon mercato, la Bubba è già pronta a costruirne uno originale: nasce il modello UTB3 (1926) e negli anni che seguono vedono la luce i modelli UT3 e UT5, quest’ultimo di oltre 23 litri di cilindrata che rappresenta il più grosso trattore testacalda che si conosca.

Pietro Bubba muore nel 1927 all’età di 78 anni. La crisi mondiale del 1929 vede l’azienda in difficoltà finanziarie e il 5 aprile del 1930 una società costituita appositamente con il nome di Bubba S.A., assorbe la SaS Pietro Bubba &C. Della vecchia dirigenza restano Federico come progettista delle trebbie, Ulisse come direttore tecnico dello stabilimento e Artemio che se ne va dopo un anno per costituire nel 1933, assieme al fratello Salvatore, un’azienda per la costruzione di trebbiatrici.

Il primo trattore della nuova proprietà è il modello UT2, una macchina da 25 cv, snella e moderna per il periodo, progettata dall’ingegner Ulisse e pronta da parecchi mesi, ma bloccata nella industrializzazione dalla mancanza di fondi. Intorno agli anni 1934 – 1935 vedono la luce altri due nuovi modelli: si tratta dell’UT 4 e dell’UT 6 con i rispettivi derivati stradali (US) e impianti fissi (UF).

Il modello UT4, con i suoi 15,380 litri di cilindrata (260 X 290 mm di corsa) è probabilmente il più grosso trattore monocilindrico a testa calda mai costruito. Copia in piccolo dell’UT4 è l’UT6, dal quale nasce nel 1936 il trattore a cingoli C 35; sarà l’ultima machina progettata dell’ingegner Ulisse che quell’anno esce dall’azienda assieme al padre Federico.

I nuovi modelli cingolati D 42, Centauro e Ariete, 1a, 2a e 3a serie e il modello a ruote LO5, porteranno la firma degli ingegneri Bissolati ed Emmanueli e sono anche gli ultimi testa calda Bubba che subiscono prima (1954) la trasformazione del nome in Arbos-Bubba e che dal 1956 diventano solo Arbos, marchio di una fabbrica di biciclette appartenuta a due piacentini (Armani e Boselli) e ora di proprietà di Lodigiani.

Nel 1954 la Arbos Bubba lancerà sul mercato un trattore a ruote con motore diesel Perkins P4TA da 35 cavalli e l’anno dopo un cingolato con due motorizzazioni a scelta: Perkins P4TA oppure Deutz F2L514 da 32 cv. Le cifre sono esigue: 33 esemplari del tipo a ruote e 9 di quello a cingoli sino alla data del 31 dicembre del 1955.

Ciò che succede alla Arbos non è edificante: è acquistata (1964) dalla americana White e ne diviene (1972) una semplice filiale. Messa in liquidazione dalla Casa americana il 31 dicembre del 1975, trova gli acquirenti nei fratelli Magni che nel marzo del 1976 riaprono lo stabilimento come “Nuova Arbos”. Nell’ottobre del 1983 passa ancora di mano e diventa Arbos SpA per la produzione di mietitrebbie per grano, riso, mais, attività che continua sino al 1994, anno nel quale l’azienda chiude definitivamente.

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