pasquali

A Firenze, la Seconda Guerra Mondiale finì praticamente sei mesi prima che nel resto d’Italia. Occupata dagli Alleati nel settembre del 1944, la città non subì ulteriori bombardamenti e non dovette neanche vedersela con i saccheggi e le devastazioni che nel resto d’Italia seguivano il passaggio delle formazioni nazifasiste in fuga. L’industria fiorentina di allora percepiva inoltre gli ultimi riflessi di quella libertà che nella seconda metà del Settecento il granduca di Toscana Leopoldo II aveva concesso alle scienze e che aveva consentito, tra l’altro, la nascita di grandi imprese, ricche di tecnologia e inventiva quali, per esempio, Galileo e Pignone. A tali organizzazioni si affiancavano poi altre aziende di medie dimensioni ma di grande prestigio, un esempio in tal senso è dato a livello agricolo dalla Muzzi, costruttrice di motori, e una miriade di piccole ma quotate officine specializzate nella fornitura di componenti finiti ai complessi più noti. Fra queste, molto considerata per la qualità della torneria, dello stampaggio delle lamiere a freddo e dei trattamenti termici, quella di Lino Pasquali, complesso che durante la Guerra aveva lavorato per le Forze Armate e non appena passò la bufera se la dovette vedere con le problematiche tipiche della riconversione, tema peraltro gravato dal fatto che non si poteva contare su un ritorno alle forniture antecedenti il Conflitto in quanto questi aveva spazzato via la clientela di riferimento distruggendone gli impianti. Da qui la necessità di camminare con le proprie gambe, di proporsi cioè sul mercato con prodotti finiti.

Alcuni piccoli attrezzi agricoli rappresentarono un primo tentativo in tal senso, accolto da un discreto successo ma che non rispecchiava i veri contenuti tecnologici che l’officina di Lino Pasquali poteva mettere in campo.

Pasquali 985

Pasquali 985 – Inizio produzione Anno 1963

Nacque così l’idea di un prodotto più complesso, progetto che Pasquali mise a punto guardando sempre all’agricolo e in particolare alla sua terra, quella Toscana che vive di agricoltura collinare e che vedeva gran parte della propria superficie coltivata a boschi, vigneti, oliveti e prati stabili, colture che in generale richiedono manodopera attenta e in notevole quantità.

Un’agricoltura a misura d’uomo che non richiedeva macchine ingombranti e potenti, ma obbligava l’uomo a una costante presenza. Pasquali capì che ci si doveva aprire alla meccanizzazione passando dagli attrezzi manuali alle macchine, salto che eseguì lui per primo, nel 1949, proponendo al mercato un motocoltivatore che andò letteralmente a ruba.

Era la macchina che gli agricoltori toscani aspettavano e anche quella che si potevano economicamente permettere in quel tormentato dopoguerra. Va precisato che la scelta di operare nell’agricolo non fu casuale.

Pasquali 945

Pasquali 945 – Inizio produzione Anno 1963

Lino Pasquali aveva infatti origini contadine e la sua famiglia coltivava da sempre uliveti e vigneti in quel di Vinci, una cittadina ad una quarantina di chilometri a ovest di Firenze. Era inoltre laureato in scienze agrarie e agricoltore sarebbe diventato se non si fosse trasferito in città per assecondare la sua passione per la meccanica, la stessa che a soli 29 anni lo portò appunto a realizzare il suo primo motocoltivatore, un progetto al cui successo contribuì anche un’esperienza progettuale che consentì di non commettere errori. Per cominciare, Pasquali non pensò mai di costruire un suo motore, ma scelse quanto di meglio gli offriva il mercato. La meccanica e la struttura portante inoltre, erano il frutto delle esperienze tecnologiche sviluppate con le precedenti forniture alle grandi imprese industriali. Ne derivò una macchina originale, pratica e funzionale alla quale guardarono poi, imitandola, gli stessi concorrenti. Era leggero, per poterlo far manovrare con facilità anche dalle tante donne che avevano preso il posto degli uomini chiamati alle armi, ed era versatile, in grado di far fronte alle più svariate necessità.

Poteva zappare in vigna, fresare sotto gli ulivi, assolcare e spazzare, tutte funzioni che si conservarono negli anni e che vennero affiancate in un secondo tempo anche dal maggior comfort di lavoro indotto dalla presenza di ruote gommate. Con l’introduzione della reversibilità delle stegole inoltre, il motocoltivatore divenne ancor più prestante, fu per questo motivo che Pasquali realizzò una lunga serie di attrezzature specifiche che resero ancor più interessante l‘investimento in una macchina multiuso.

A richiesta , inoltre, Pasquali forniva anche un assale gommato completo di sedile e sterzo, cosa che trasformava il motocoltivatore in un minuscolo trattorino reversibile, nasceva così la versione FR. Non era veloce e neppure molto comodo, ma era molto funzionale e all’uso si rivelava meno faticoso di quanto non lo fosse la macchina base, alla quale si doveva camminare dietro. Proprio grazie a tale caratteristiche la macchina ebbe un grande successo, spingendo Pasquali verso un secondo progetto che maturò alla fine degli Anni 50: continuare nella serie del “piccolo, agile e potente” realizzando un mini-trattore a quattro ruote motrici, isodiametrico e con sterzo centrale articolato, un mezzo molto più comodo e prestazionale di un motocoltivatore, ma altrettanto facile da gestire e di costo contenuto.

Alla fine degli anni 60 Pasquali aggiornò la gamma dei trattorini, rendendoli più prestanti, rinforzandone la struttura ed equipaggiandoli con motori diesel e con ruote pneumatiche più grandi dando vita ad un’ampia gamma di macchine identificate con le sigle: 985-990-995 a cui seguirono nei primi anni 70 i modelli 986-991 e 996.

Sempre agli albori degli anni 70, al fine di realizzare una serie di trattori a ruote sterzanti da affiancare ai già affermati articolati, vengono realizzati i modelli 970 e 971 con potenze di 30 e 33 hp, che furono i primi trattori a ruote differenziate con motore anteriore a sbalzo della storia. Per stringere al massimo il raggio di sterzata Pasquali ridusse infatti le dimensioni delle ruote anteriori, un’idea che fu poi abbracciata anche da tutta la diretta concorrenza.

Parallelamente alla produzione di motocoltivatori, trattori e motoagricole, fu di quegli anni anche lo studio e la realizzazione di una vendemmiatrice ad avanzamento idrostatico: il modello 405, mentre nel 1993 venne intrapreso il progetto di un’auto elettrica di ridotte dimensioni che entrerà definitivamente in produzione nel 1996: il modello 105.

Da azienda, Pasquali passò così ad essere un’industria di ragguardevoli dimensioni con stabilimenti in Italia e in Spagna, una realtà che però viveva sempre e comunque grazie all’intraprendenza del suo fondatore, Lino Pasquali che, alla fine degli Anni 90 e ormai prossimo agli ottanta anni, cominciò a guardarsi attorno per trovare un partner industriale in grado di continuare lo sviluppo della sua azienda.

Lo trovò nella Bcs di Abbiategrasso, vicino a Milano, altra realtà industriale di stampo famigliare che con Pasquali condivideva quindi la medesima filosofia imprenditoriale.

E proprio grazie a Bcs ancora oggi i trattori Pasquali lavorano in tutta Europa, proponendosi con una gamma ampia e ben strutturata.

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