Pavesi
Ugo Pavesi e Giulio Tolotti sono due ingegneri provenienti entrambi dalla giovane industria automobilistica, i quali nell’anno 1910 si mettono insieme per costruire une piccola macchina per arare, azionata da un motore a scoppio. Questo veicolo, che probabilmente è il primo trattore italiano, viene presentato alla Esposizione di Torino del 1911 dove ottiene la medaglia d’argento. Verso la fine del 1913 viene presentato un nuovo veicolo denominato “America” con motore di 9 litri e mezzo erogante 40 cavalli a 700 giri. Nato come trattore agricolo, l’”America” viene potenziato e adattato al “traino artiglieria pesante”, contribuendo con successo a movimentare le grosse bocche da fuoco durante la Grande guerra.
Nell’estate del 1918, con il conflitto ancora in corso, viene provato sul campo un nuovo trattore destinato al lavoro agricolo a 4 ruote motrici: si tratta del il modello P4 corredato da un motore bicilindrico da 25 cavalli, che viene potenziato l’anno dopo da un motore da 40 cavalli a 4 cilindri (modello P4M). La crisi del dopoguerra che colpisce il paese non risparmia l’azzienda, ricca di idee ma scarsa di quattrini. L’ingegner Guido Tolotti cede le sue quote e abbandona una partita troppo stressante. Ugo Pavesi resta solo e cambia la ragione sociale in “S. A. La Motomeccanica, brevetti ing Pavesi”.
Nel 1924 il trattore P4M vince il concorso bandito dal Regio Esercito per un “trattore d’artiglieria pesante campale ad aderenza totale”. Ad una prima commessa di 45 esemplari segue un ordinativo di 1000 da evadere in 4 anni. Pavesi è costretto a cedere il contratto al consorzio Fiat-Spa-Ceirano assieme ai diritti di sfruttamento nel settore militare, restando alla Casa milanese il settore agricolo con l’impegno, per entrambi i contraenti, a non invadere il campo dell’altro.
Nel 1928 l’ingegner Pavesi si trasferisce a Torino per seguire da vicino l’industrializzazione del P4M. La città sabauda non spegne il suo entusiasmo creativo e qui nascono i progetti del “Balilla” sia a ruote che a cingoli e tante altre intuizioni che verranno sviluppate dopo la sua scomparsa avvenuta il 13 luglio del 1935 all’età di 49 anni.
Nel frattempo la crisi bancaria ha portato nel 1933 la Motomeccanica nelle braccia dell’Iri che ne potenzia la produzione e ne organizza le vendite, ponendo la società al terzo posto tra i costruttori italiani dopo Fiat e Landini. E’ anche una delle più prolifiche con ben 9 modelli in listino, cosa che alla fine degli anni Quaranta rappresenta una palla al piede non indifferente. Gli investimenti per porre rimedio a una tale situazione vengono giudicati troppo onerosi dall’Iri che, nella prima metà degli anni Sessanta, abbandona la produzione dei trattori e il nobile marchio “Motomeccanica”.
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